design
Il primo impatto
Il primo impatto che ho avuto con
la pubblicazione è stata la progettazione di una griglia per altoparlante: io ho
avuto occasione di fissare più di un altoparlante dietro una lamiera
sforacchiandola, magari ordinatamente
coi fori in fila per lasciar passare il suono: no!, non è così semplice, ma ci
sono i trucchi di mestiere
Prendiamo un foro: questo è un
elemento semplice e non c’è niente da obiettare
Due fori
Prendiamo due fori ed
osserviamoli: l’occhio salta da l’uno all’altro e non ha pace. La sensazione è
spiacevole.
Tre fori
quattro fori saranno una
tragedia per l’occhio, cinque fori
invece lo soddisferanno.
Molti fori
se i fori superano un numero che
si possa contare direttamente a colpo d’occhio, per esempio nove, la sensazione
è di una sequenza piuttosto monotona
Alterniamo
in questo caso abbiamo alternato
gruppi di fori con “pause” per usare un termine musicale. Va già meglio ed
appare un arrangiamento ritmico

La marcia
se alterniamo un foro più grosso
ad uno più piccolo, abbiamo una sequenza che ci ricorda la marcia: un due, un
due ecc.
Il valzer
se alterniamo due fori piccoli ad
uno grosso la sequenza diviene un due tre, un due tre, ovvero un valzer, ritmo
che appaga anche l’occhio. Naturalmente le righe dovranno essere in numero tale
da riempire la griglia procedendo per le due dimensioni.
L’accento

Alternando la simmetria del primo rigo di
fori ad asimmetrie dei righi successivi si combinano “accenti” con spazi, ovvero
pause, e si ricavano una serie di effetti come nelle figure nelle quali si
vedono degli esempi.
Se confiniamo i fori arrangiati
semplicemente in righi noi usiamo un solo peso dell’accento. Spandendoli intorno
introdurremo altri accenti e possiamo espandersi in tutte le direzioni o
raggruppare le macchie in un aere, fino a combinazioni senza fine. In ogni caso
useremo la spaziatura per ottenere il ritmo. Vediamo che queste macchie possono
contenere anche un numero pari di fori, magari alternando due e quattro.
Le costole

un altra soluzione per risolvere
il problema della griglia è di inserire delle costole in uno spazio vuoto: anche
quelle dovranno essere rigorosamente dispari! Direte che se osserviamo gli
intervalli tra costola e costola questi sono pari, ma l’attenzione dell’occhio
cade sulla costola e non sul vuoto.
Le costole possono essere
flautate, diritte, combinate in gruppi in una variazione senza fine. Nel dubbio
preferite la soluzione più semplice.
I solidi
proseguiamo con più ordine nell’excursus di
progettazione della nostra radiolina.
Il solido per eccellenza è la sfera, ma per il
design questa tiene un posizione troppo rigida: l’aspetto di una sfera deformata
non è piacevole e non abbiamo nemmeno la chance di poter accostare due sfere in
quanto due sfere accostate rimangono sempre due sfere a differenza di due cubi
che danno una forma a se stante. Pertanto vedremo che alla sfera si preferisce
l’ellissoide che è meno permaloso della sfera ai cambiamenti di forma.
Le sequenze

Ora vediamo una sequenza di solidi. Come
prima visto con i punti o con i fori l’occhio preferisce un numero dispari ma la
sequenza non risulta interessante: vediamo nella figura che già ingrandendo il
cubo centrale una sensazione di estetica prende forma. Eliminando lo spazio tra
gli oggetti otteniamo una forma a se stante ma ancora non ci soddisfa.Nelle tre dimensioni

vediamo che agendo nella diversità di
proporzione e di posizione nei tre piani l’aspetto diviene più interessante e
possiamo iniziare a progettare qualcosa.
poi cominceremo con le asimmetrie
e ne nasceranno i disegni illustrati

Bilanciamento formale(simmetrico)
la figura 34 ha
un bilanciamento che è ovvio ed istintivo per ogni occhio.
Bilanciamento non simmetrico
La figura 44 a
fa vedere come appare un bilanciamento simmetrico visto di prospettiva.
Osservando la fig. 44 possiamo vedere che l’occhio è appagato
anche da un bilanciamento non simmetrico quando le superfici laterali si
equivalgono pur con proporzioni diverse. Notiamo che qui lo sbilanciamento è su
due assi.
Divisione dello spazio

Prendiamo un rettangolo: ci saranno delle
proporzioni che appagheranno l’occhio più di altre. Fortunatamente ci sono dei
meccanismi che ci aiutano. Per produrre una serie di rettangoli si parte sempre
da un quadrato.
Come è un buon rettangolo? nessun
rettangolo sarà abbastanza interessante se uno dei suoi lati non sarà almeno
grande quanto la diagonale del quadrato iscritto(II), poi di nuovo la diagonale
del rettangolo aiuterà a formarne un secondo, poi un terzo e via così. Le
suddivisioni più interessanti saranno la III e la V, sempre la regola del
dispari. Un rettangolo composto da due quadrati affiancati non sarà mai una
figura interessante.
La sezione divina
Forse le proporzioni più soddisfacenti di un
rettangolo sono basate sulla così chiamata “sezione divina” di Pitagora. Il
rapporto tra la proporzione media e la massima è 1/1,618. Euclide mostrò come
ottenerla geometricamente (fig.56) usando la diagonale di mezzo quadrato
inscritto nel rettangolo.
simmetria dinamica degli
elementi

Una superficie può essere divisa in due, ma appare più
interessante divisa in tre, ed
addirittura, analogamente ai punti
diversamente spaziati conviene fare le tre sezioni di larghezza diversa tra la
centrale e le laterali. La c appare la più attraente, ma si deve aggiustare la
proporzione se coloriamo diversamente le sezioni.
Un altro metodo di rendere
interessante la divisione è, invece fare tre uguali divisioni dando alla centrale una forma diversa come in
fig. 60. Anche in quel caso le proporzioni andranno riaggiustati. Di questa
figura abbiamo dei buono esempi come gli archi trionfali romani e trittici
rinascimentali.
Nelle tre dimensioni

Ruotiamo leggermente il solido che ha per
superficie centrale la fig. 60 e notiamo quanto poco diviene interessante se non
dividiamo le forme come in fig. 64.
Tra l’altro notiamo che in
prospettiva scompaiono le proporzioni perfette del triangolo euclideo.

a questo punto cominciamo a pensare nelle tre
dimensioni, cosa che ci porta alla fig. 66.
Effettivamente manipolando il
rettangolo a di fig. 67 nel rettangolo b, la forma prende interesse.
variazioni sul tema

Ripetendo le curvature nel solido come in
fig. 69 troviamo la figura ancora monotona. Perchè non arrotondare le masse
anche nel piano orizzontale? ne nasce la figura più armoniosa di fig. 70.In fine
enfatizziamo l’orizzontalità del piano con il successivo abbellimento di fig.
71.

Illusioni ottiche
bisogna porre attenzione che
certe combinazioni di linee producono illusioni ottiche che rovinano la
forma. Non descrivo degli esempi in
quanto già conosciuti da ogni libro di disegno. Accennerò però alla dissimmetria
delle colonne greche che incurvavano leggermente le linee rette per appagare
meglio la visione dell’insieme. E così vale per i pavimenti dei templi: ma si
parla di variazioni di 10 cm su 30 metri che pur riassettano la visione.
Trattamento degli angoli.

se prendiamo il solido di fig. 96 noteremo
che appare di poca solidità come una scatola di latta.
Arrotondandone gli spigoli appare più ricco e
più solido. Il nostro primo pensiero è di arrotondare con identico raggio i tre
bordi dove i piani intersecano. Ma non appare poi poi interessante.
Dissimmetriziamo i raggi ed avremo qualcosa di migliore. Purtroppo l’angolo
prenderà una forma strana che non appagherà l’occhio e sarà difficile a
lavorare. A questo punto tagliamo la testa al toro e scegliamo le soluzioni di
fig. 100 producendo un effetto rimarcabilmente diverso anche nella scelta di a o
b.
Streamlining
Tutti questi concetti, che però
trovo validissimi, hanno la limitazione di essersi sviluppati nell’epoca delle
linee aerodinamiche, lo streamlining che imperversò dagli anni ’30 agli anni ’50
soprattutto in America
Il primo ad introdurre questa
linea fu, per esigenza puramente aerodinamici, S.R.Calthorp
addirittura nel 1865, alla fine
della guerra civile. Ma nel 1850 Bessemer aveva già tentato quella via in
Inghilterra sempre rivolto alle ferrovie ed ai treni. Però non prese la via del
disegno industriale fino a molto più tardi in quantone i primi tempi era un
esigenza di funzionalità in certe applicazioni piuttosto che una linea estetica
come in tempi posteriori.
Sfera od
ellissoide?

nelle figure seguenti vediamo cosa lo
streamlining ricava da una sfera e da un ellissoide. Rimarchevole la preferenza
per l’ellissoide.
Il
progetto di una radio
nelle figure seguenti vedremo lo
sviluppo nella progettazione di un mobiletto per radio, dipendente dalle misure
dello chassis, dalla posizione dell’altoparlante, della scala parlante e delle
manopole data dalla casa costruttrice.
Vorrei far notare quanto questo
si discosta dai concetti espressi dai nostri architetti nello stesso anno, 1940
(vedi Design, il disegno industriale nella radio italiana, che ho scritto
recentemente).
In Italia si parlava non di
inserire un apparecchio in un mobiletto, ma in un contenitore “funzionale” e
l’architetto si avocava persino il compito di disporre i componenti nello
chassis, “custodia” non “mobiletto”


applicazione di marchi
qui sotto un esempio di profili
per marchi di fabbrica, un poco obsoleti, mi pare.
Nella pubblicazione si illustra
anche l’importanza della posizione di applicazione del marchio.

