martedì 14 maggio 2013

trucchi di design industriale


design






Il primo impatto


Il primo impatto che ho avuto con la pubblicazione è stata la progettazione di una griglia per altoparlante: io ho avuto occasione di fissare più di un altoparlante dietro una lamiera sforacchiandola, magari ordinatamente coi fori in fila per lasciar passare il suono: no!, non è così semplice, ma ci sono i trucchi di mestiere

Un foro.



Prendiamo un foro: questo è un elemento semplice e non c’è niente da obiettare

Due fori





Prendiamo due fori ed osserviamoli: l’occhio salta da l’uno all’altro e non ha pace. La sensazione è spiacevole.

Tre fori




se i fori sono tre l’occhio riposerà in pace su quello centrale pur soddisfatto dagli altri due fori che giacciono nel campo visivo.

quattro fori saranno una tragedia per l’occhio, cinque fori invece lo soddisferanno.

Molti fori




se i fori superano un numero che si possa contare direttamente a colpo d’occhio, per esempio nove, la sensazione è di una sequenza piuttosto monotona

Alterniamo





in questo caso abbiamo alternato gruppi di fori con “pause” per usare un termine musicale. Va già meglio ed appare un arrangiamento ritmico




La marcia




se alterniamo un foro più grosso ad uno più piccolo, abbiamo una sequenza che ci ricorda la marcia: un due, un due ecc.

Il valzer





se alterniamo due fori piccoli ad uno grosso la sequenza diviene un due tre, un due tre, ovvero un valzer, ritmo che appaga anche l’occhio. Naturalmente le righe dovranno essere in numero tale da riempire la griglia procedendo per le due dimensioni.

L’accento


Alternando la simmetria del primo rigo di fori ad asimmetrie dei righi successivi si combinano “accenti” con spazi, ovvero pause, e si ricavano una serie di effetti come nelle figure nelle quali si vedono degli esempi.

Se confiniamo i fori arrangiati semplicemente in righi noi usiamo un solo peso dell’accento. Spandendoli intorno introdurremo altri accenti e possiamo espandersi in tutte le direzioni o raggruppare le macchie in un aere, fino a combinazioni senza fine. In ogni caso useremo la spaziatura per ottenere il ritmo. Vediamo che queste macchie possono contenere anche un numero pari di fori, magari alternando due e quattro.

Le costole



un altra soluzione per risolvere il problema della griglia è di inserire delle costole in uno spazio vuoto: anche quelle dovranno essere rigorosamente dispari! Direte che se osserviamo gli intervalli tra costola e costola questi sono pari, ma l’attenzione dell’occhio cade sulla costola e non sul vuoto.

Le costole possono essere flautate, diritte, combinate in gruppi in una variazione senza fine. Nel dubbio preferite la soluzione più semplice.

I solidi


proseguiamo con più ordine nell’excursus di progettazione della nostra radiolina.

Il solido per eccellenza è la sfera, ma per il design questa tiene un posizione troppo rigida: l’aspetto di una sfera deformata non è piacevole e non abbiamo nemmeno la chance di poter accostare due sfere in quanto due sfere accostate rimangono sempre due sfere a differenza di due cubi che danno una forma a se stante. Pertanto vedremo che alla sfera si preferisce l’ellissoide che è meno permaloso della sfera ai cambiamenti di forma.

Le sequenze


Ora vediamo una sequenza di solidi. Come prima visto con i punti o con i fori l’occhio preferisce un numero dispari ma la sequenza non risulta interessante: vediamo nella figura che già ingrandendo il cubo centrale una sensazione di estetica prende forma. Eliminando lo spazio tra gli oggetti otteniamo una forma a se stante ma ancora non ci soddisfa.



Nelle tre dimensioni


vediamo che agendo nella diversità di proporzione e di posizione nei tre piani l’aspetto diviene più interessante e possiamo iniziare a progettare qualcosa.

poi cominceremo con le asimmetrie e ne nasceranno i disegni illustrati



Bilanciamento formale(simmetrico)


la figura 34 ha un bilanciamento che è ovvio ed istintivo per ogni occhio.

Bilanciamento non simmetrico


La figura 44 a fa vedere come appare un bilanciamento simmetrico visto di prospettiva.

Osservando la fig. 44 possiamo vedere che l’occhio è appagato anche da un bilanciamento non simmetrico quando le superfici laterali si equivalgono pur con proporzioni diverse. Notiamo che qui lo sbilanciamento è su due assi.

Divisione dello spazio


Prendiamo un rettangolo: ci saranno delle proporzioni che appagheranno l’occhio più di altre. Fortunatamente ci sono dei meccanismi che ci aiutano. Per produrre una serie di rettangoli si parte sempre da un quadrato.

Come è un buon rettangolo? nessun rettangolo sarà abbastanza interessante se uno dei suoi lati non sarà almeno grande quanto la diagonale del quadrato iscritto(II), poi di nuovo la diagonale del rettangolo aiuterà a formarne un secondo, poi un terzo e via così. Le suddivisioni più interessanti saranno la III e la V, sempre la regola del dispari. Un rettangolo composto da due quadrati affiancati non sarà mai una figura interessante.

La sezione divina


Forse le proporzioni più soddisfacenti di un rettangolo sono basate sulla così chiamata “sezione divina” di Pitagora. Il rapporto tra la proporzione media e la massima è 1/1,618. Euclide mostrò come ottenerla geometricamente (fig.56) usando la diagonale di mezzo quadrato inscritto nel rettangolo.



simmetria dinamica degli elementi

Una superficie può essere divisa in due, ma appare più interessante divisa in tre, ed addirittura, analogamente ai punti diversamente spaziati conviene fare le tre sezioni di larghezza diversa tra la centrale e le laterali. La c appare la più attraente, ma si deve aggiustare la proporzione se coloriamo diversamente le sezioni.

Un altro metodo di rendere interessante la divisione è, invece fare tre uguali divisioni dando alla centrale una forma diversa come in fig. 60. Anche in quel caso le proporzioni andranno riaggiustati. Di questa figura abbiamo dei buono esempi come gli archi trionfali romani e trittici rinascimentali.

Nelle tre dimensioni


Ruotiamo leggermente il solido che ha per superficie centrale la fig. 60 e notiamo quanto poco diviene interessante se non dividiamo le forme come in fig. 64.

Tra l’altro notiamo che in prospettiva scompaiono le proporzioni perfette del triangolo euclideo.

a questo punto cominciamo a pensare nelle tre dimensioni, cosa che ci porta alla fig. 66.

Effettivamente manipolando il rettangolo a di fig. 67 nel rettangolo b, la forma prende interesse.


variazioni sul tema

Ripetendo le curvature nel solido come in fig. 69 troviamo la figura ancora monotona. Perchè non arrotondare le masse anche nel piano orizzontale? ne nasce la figura più armoniosa di fig. 70.In fine enfatizziamo l’orizzontalità del piano con il successivo abbellimento di fig. 71.








Illusioni ottiche


bisogna porre attenzione che certe combinazioni di linee producono illusioni ottiche che rovinano la forma. Non descrivo degli esempi in quanto già conosciuti da ogni libro di disegno. Accennerò però alla dissimmetria delle colonne greche che incurvavano leggermente le linee rette per appagare meglio la visione dell’insieme. E così vale per i pavimenti dei templi: ma si parla di variazioni di 10 cm su 30 metri che pur riassettano la visione.




Trattamento degli angoli.

se prendiamo il solido di fig. 96 noteremo che appare di poca solidità come una scatola di latta.

Arrotondandone gli spigoli appare più ricco e più solido. Il nostro primo pensiero è di arrotondare con identico raggio i tre bordi dove i piani intersecano. Ma non appare poi poi interessante. Dissimmetriziamo i raggi ed avremo qualcosa di migliore. Purtroppo l’angolo prenderà una forma strana che non appagherà l’occhio e sarà difficile a lavorare. A questo punto tagliamo la testa al toro e scegliamo le soluzioni di fig. 100 producendo un effetto rimarcabilmente diverso anche nella scelta di a o b.

Streamlining

Tutti questi concetti, che però trovo validissimi, hanno la limitazione di essersi sviluppati nell’epoca delle linee aerodinamiche, lo streamlining che imperversò dagli anni ’30 agli anni ’50 soprattutto in America

Il primo ad introdurre questa linea fu, per esigenza puramente aerodinamici, S.R.Calthorp

addirittura nel 1865, alla fine della guerra civile. Ma nel 1850 Bessemer aveva già tentato quella via in Inghilterra sempre rivolto alle ferrovie ed ai treni. Però non prese la via del disegno industriale fino a molto più tardi in quantone i primi tempi era un esigenza di funzionalità in certe applicazioni piuttosto che una linea estetica come in tempi posteriori.




Sfera od ellissoide?

nelle figure seguenti vediamo cosa lo streamlining ricava da una sfera e da un ellissoide. Rimarchevole la preferenza per l’ellissoide.





Il progetto di una radio

nelle figure seguenti vedremo lo sviluppo nella progettazione di un mobiletto per radio, dipendente dalle misure dello chassis, dalla posizione dell’altoparlante, della scala parlante e delle manopole data dalla casa costruttrice.

Vorrei far notare quanto questo si discosta dai concetti espressi dai nostri architetti nello stesso anno, 1940 (vedi Design, il disegno industriale nella radio italiana, che ho scritto recentemente).

In Italia si parlava non di inserire un apparecchio in un mobiletto, ma in un contenitore “funzionale” e l’architetto si avocava persino il compito di disporre i componenti nello chassis, “custodia” non “mobiletto”

























applicazione di marchi


qui sotto un esempio di profili per marchi di fabbrica, un poco obsoleti, mi pare.

Nella pubblicazione si illustra anche l’importanza della posizione di applicazione del marchio.