altoparlanti Altec circa 1956
altoparlanti Altec circa 1956
altoparlanti Altec circa 1956
altoparlanti Altec circa 1956
finale Quad II casse Bose, circa 1960
casse bose, circa 1960 altoparlanti e casse Bozak metà anni '50
altoparlanti Bozak radiogrammofoni Allocchio 6 Bacchini
diffusori Celestion
altoparlanti Goodmans amplificatore Bell sintonizzatore Bell
registratore Ampex braccio Iota braccio ADC
braccio Bang Olufsen cartuccia del Bang Olufsen
braccio Fairchild
braccio GE
cartuccia ADC
Eico Fairchild Prodel
Fisher Fisher Fisher
Isophon
Isophon Isophon JB Lansing
Paragon JBL Jensen 1956 Jensen 1956
altoparlanti e casse Jensen 1956
Jensen jensen biografia di J. Karlson
Karlson Kef
Mc Intosh
Mc Intosh
Mc Intosh
Marantz Marantz Marelli
cassa Patrician altoparlante da 90 cm
altoparlante da 90 cm cassa Patrician altro altoparlante EV per la Patrician
Patrician
sintonizzatore Quad
preamplifcatore ed amplificatori Quad
amplificatore Quad Radioconi
Radioconi radioconi RCA
logo, amplificatore e sintonizzatore RCA
piastra Rekokout Revox Revox
REvox Revox RIEM
Riem Roket Karlson SAE
altoparlante SAE tweeter Sfeicon tweeter Stephen
altoparlanti Stephen
Stephen Tannoy
Tannoy Thorens Thorens
Leak point one
piastra Transcriptor
piastra truvox altoparlanti University
altoparlanti University
altoparlanti university
altoparlanti University Yamaha
alcune grandi ditte radio
Qui sotto illustrerò notizie che ho trovato sulla storia di ditte italiane produttrici di radio da aggiungere ad integrazione delle numerose notizie che si trovano nella sezione Locandine ecc
ALLOCCHIO
BACCHINI
STORIA DI TRE AZIENDE da Carlo Recla
E'un binomio che rappresenta tuttora una pietra miliare nella storia dell'industria elettronica italiana ed è riconducibile a tre diverse Aziende milanesi che operarono, nel secolo scorso, per cinquant'anni complessivamente: la Allocchio Bacchini & C., la ABC Radiocostruzioni e la Radio Allocchio Bacchini. Va citato pure il nome Radialba, legato al marchio di alcuni apparecchi prodotti, che tuttavia non credo fosse una ditta a sé stante. Alla fine della prima guerra mondiale i due fondatori, appunto l'ingegner Allocchio e l'ingegner Bacchini, grazie alla loro precedente esperienza, decisero di produrre strumenti elettrici di misura dapprima a bobina mobile, come voltmetri ed amperometri, virando poi dall'elettrotecnica all'elettronica con la successiva produzione di strumenti sempre più sofisticati, come per esempio oscilloscopi. Già in quegli anni venne assunto, come ingegnere progettista, Arturo Recla, la cui presenza risultò costante in tutte e tre le Aziende citate. Si trova ancora in alcune biblioteche il suo libro intitolato appunto "strumenti elettrici di misura". Ma la grande novità di quegli anni era la radio e ben presto gli sforzi dell'Azienda s'indirizzarono in quella direzione. Anche il governo dittatoriale dell'epoca ben comprese come la radio potesse rappresentare un utilissimo strumento di propaganda politica, ma restava il problema dei prezzi: il popolo difficilmente poteva permettersi di acquistare tali apparecchi, perché troppo cari, e ciò valeva anche per quelli più semplici, a galena, che oltretutto si ascoltavano in cuffia rendendo difficile il coinvolgimento di tutto il nucleo famigliare. Venne quindi bandito un concorso statale per la produzione di un apparecchio radio a basso costo, concorso che coinvolse tutte le Aziende italiane del settore, e che venne vinto proprio dall'Allocchio Bacchini, con un moderno apparecchio dotato di altoparlante e che beneficiava di uno schema elettrico rivoluzionario per risparmiare almeno una delle costose valvole termoioniche che venivano a quei tempi impiegate prima dell'avvento di transistor e circuiti integrati, e, grazie a un'intuizione particolarmente felice del suo progettista, intuizione che venne brevettata, il costoso condensatore variabile che veniva utilizzato per la sintonia venne sostituito da un economico condensatore fisso, rendendo mobile per la sintonia la ferrite interna dell'induttanza di alta frequenza. Anche di tale invenzione si può tuttora trovare documentazione in un'altra pubblicazione del prof. Recla, che nel frattempo aveva già progettato apparecchi per auto. Suo uno studio comparso sulla rassegna "Radio industria" già nell'aprile del 1935 ! Ma l'Azienda era già impegnata nel campo della televisione: forse il primo prototipo in assoluto di televisore prodotto in Italia fu quello messo a punto dal progettista dell'Allocchio Bacchini ed è esposto al museo della scienza e tecnologia di Milano. La seconda guerra mondiale costrinse ad occuparsi esclusivamente di apparecchi bellici e anche la ricerca fu giocoforza indirizzata in tal senso fino a realizzare un apparecchio molto simile a quello che sarebbe stato il radar. Terminato il conflitto terminarono anche le commesse militari, l'Allocchio Bacchini si ritrovò in crisi di liquidità e dovette chiudere. Lo stabilimento di corso Sempione venne successivamente rilevato dall'Editoriale dell'ing. Sisini che già allora pubblicava La Settimana Enigmistica, uno dei pochi periodici di quell'epoca che ancora sopravvivono oltretutto senz'alcuna necessità di essere modificato. Trovatisi senza lavoro, tre dirigenti dell'Allocchio Bacchini, Raffo, Recla e Ferri (quest'ultimo tuttavia diede ben presto le dimissioni) fondarono L'"ABC Radiocostruzioni" che già col nome, dalle iniziali della Allocchio Bacchini & C, voleva essere il logico proseguimento dell'attività interrotta. Avvalendosi dell'esperienza nel campo degli apparecchi economici, venne subito progettato un nuovo apparecchio radio con un occhio attento alle prestazioni, ai massimi livelli, ma con un costo contenuto: per esempio l'altoparlante, che a quei tempi era solitamente coperto da una costosa tela speciale, venne nascosto da un semplice cartone forato che, verniciato in giallo paglierino, faceva una bellissima figura a un costo quasi irrisorio. Anche in tale nuova Azienda vennero condotti costosi studi e realizzazioni di prototipi di televisori e tali investimenti causarono anche qui problemi di liquidità. Nel frattempo il cav. Gianni Viganò, industriale veneto nel campo delle montature di occhiali, aveva riscosso nel suo ambito un notevole successo (ricordo qui il brevetto "sferoflex", geniale trovata per rendere, con una molla e una piccola sfera, le stanghette degli occhiali al tempo stesso più robuste ed elastiche), disponendo di capitali da investire, da un lato creò una catena di negozi di ottica, l'Istituto Ottico Viganò, oggi Salmoiraghi Viganò, e dall'altro, intuendo lo sviluppo che ci sarebbe stato nel campo della televisione, decise di far risorgere il marchio Allocchio Bacchini che ancora godeva di grande prestigio. Dovette tuttavia, probabilmente per evitare richieste di creditori della passata gestione, cambiare ragione sociale, e così nacque la Radio Allocchio Bacchini con sede in via Ornato, a Niguarda, all'estrema periferia di Milano. Venne chiamato il dott. Recla, progettista storico della vecchia Allocchio Bacchini, che liquidò i creditori dell'ABC chiudendo la Ditta e si mise al lavoro su un numero incredibilmente ampio di apparecchi d'uso domestico, senza trascurare la televisione a colori. In questo settore la nuova Allocchio Bacchini investì molto, come del resto fecero le principali industrie elettroniche italiane, che già cominciavano a subire la concorrenza orientale. Quando l'industria italiana fu pronta a produrre i televisori a colori, e la Rai pronta a trasmettere dopo aver speso molto per convertire gli impianti al colore, sostituendo le telecamere e tutto il resto, inspiegabilmente il governo dell'epoca ne giudicò azzardata l'introduzione in Italia, vietando alla Rai le trasmissioni a colori se non per brevi prove tecniche in orario di lavoro. E così la Radio Allocchio Bacchini fu costretta a chiudere, come quasi tutta l'industria elettronica nazionale, dissanguata da investimenti dei quali non poteva raccogliere i frutti, e scomparvero così insieme con lei nomi prestigiosi e ricchi di storia, come Geloso, Radiomarelli e tanti altri. Pochi anni dopo, quando, fatalmente, venne tolto l'embargo, noi italiani comprammo televisori provenienti dall'Olanda, dalla Germania quando non addirittura dall'Oriente. Coincidenza curiosa, oggi tanto lo stabilimento di corso Sempione che quello di via Ornato sono stati entrambi trasformati in alberghi.
SAFAR
La ditta SAFAR, Società Anonima Fabbricazione (più tardi Fabbrica) Apparecchi Radiofonici, nacque a Milano nel 1923 per produrre inizialmente solo cuffie radio e telefoniche, usate principalmente dalle Forze Armate italiane. Nel 1927 espanse la sua attività e contava all'epoca 375 dipendenti.
Nel 1931 iniziò la produzione radio in grande stile ed avendo ottenuti grandi ordinativi dall'Aeronautica e dalla Marina la ditta ampliò lo stabilimento.Nel 1933 la SAFAR produsse il "fonogoniometro a compensazione" che può essere considerato il primo ecogoniometro marino ad ultrasuoni.
Con l'occupazione dell'Etiopia la SAFAR fu incaricata di impiantare nuove stazioni radio ad Addis Abeba, Harrar, Mogadiscio; Asmara e Massaua. Una nuova specializzazione fu conseguita con la produzione di tubi a raggi catodici per tutti gli usi e di iconoscopi per le riprese televisive.
Dopo la guerra l'attività riprese per breve tempo nello stabilimento di Milano in Via Bassini 15, ove furono impegnati 12 ingegneri, 60 progettisti e 4.500 fra impiegati e operai.Dopo la cessazione dell'attività lo stabilimento passò alla LABEN Elettronica ed attualmente ospita la sede del CNR a Milano.
Nel 1946 i laboratori della televisione SAFAR erano già pronti per la produzione in grande serie di piccoli televisori commerciali, derivati direttamente dal ricevitore del radar "Gufo", con standard europeo a 625 righe. Purtroppo ancora una volta la SAFAR era troppo in anticipo sui tempi dato che in quegli anni in Italia la Televisione era l'ultima delle preoccupazioni.
Nell'estremo tentativo di diversificarsi la SAFAR arrivò addirittura a fabbricare un'autopista elettrica giocattolo! Si parla quindi di quasi 30 anni prima della famosa Polistil. Tutto ciò purtroppo non funzionò. Dopo aver rifiutato l'associazione con gruppi industriali stranieri la SAFAR, che aveva legato i suoi interessi al passato regime e aveva collaborato con la Germania, dovette cessare ogni attività nel 1948.
Arturo Vittorio Castellani nacque il 19 marzo 1903 a Gorizia
e fece gli studi superiori a Trieste. Nel 1928 si laureò in ingegneria a Zurigo.
Dopo un primo periodo alla Marelli, che lasciò intorno al 1929 dopo aver
litigato col proprietario Quintavalle, nel 1932 divenne Direttore Tecnico
Centrale della SAFAR di cui fu anche azionista con il 25-30% delle azioni.
All'epoca il cav. Luigi Moscatelli era l'Amministratore Delegato.
Nel 1931, a soli 28 anni, pubblicò il suo primo libro sulla Televisione presso l'editore Hoepli. In questo libro Castellani spiegava come costruire una stazione trasmittente e ricevente televisiva di tipo elettromeccanico. Il libro contiene una descrizione dettagliata dei materiali e dei costi. Secondo lui con una produzione in serie il ricevitore poteva costare 1000 lire, una cifra notevole ma non astronomica. Nel 1932 uscì una nuova edizione. Il suo Trattato di televisione moderna uscì nel 1954 sempre per Hoepli.
L'ing. Castellani registrò numerosi brevetti nel campo della televisione e del radar e aveva installato nell'appartamento dove viveva a Milano un attrezzatissimo laboratorio. In un articolo su "Sapere" del 1939 Castellani previde l'avvento della televisione come servizio pubblico esteso a tutta l'Italia verso il 1945, previsione che si sarebbe certamente avverata se non fosse intervenuta la guerra.
Nel 1941/1942 progettò e costruì il prototipo del RDT/5 Veltro, radar italiano contraereo con dispositivo asservito per la punteria dei cannoni. Curò la produzione industriale di altri radar (EC3 bis, EC3 Ter Gufo ecc.) durante il conflitto.
Nel 1947 creò il Comitè International de Télévision divenendone Presidente nel 1954, alla morte del pioniere francese nel campo radiotelevisivo R. Barthélemy. Tale carica la mantenne fino alla morte.
Dopo la fine della SAFAR nel 1947 l'ing. Castellani svolse unicamente attività di consulenza per importanti ditte del settore elettronico e televisivo.
Fu commissario merceologico della Fiera di Milano sin dal 1947 e fondatore e realizzatore nel 1960 del MIFED (Mercato Internazionale del Film. del TV film e del Documentario).
Nel 1952 tentò di impiantare a Milano quella che sarebbe stata la prima TV privata ma il tentativo fu stroncato dalle autorità.
L'ing. Castellani scomparve prematuramente per infarto il 7 luglio 1968, in piena attività lavorativa.
Figura eminente di scienziato e ricercatore, fu uno degli esponenti più validi del progresso radiotecnologico italiano.
Si ringrazia il figlio Claudio Castellani per queste note biografiche.
Nel 1931, a soli 28 anni, pubblicò il suo primo libro sulla Televisione presso l'editore Hoepli. In questo libro Castellani spiegava come costruire una stazione trasmittente e ricevente televisiva di tipo elettromeccanico. Il libro contiene una descrizione dettagliata dei materiali e dei costi. Secondo lui con una produzione in serie il ricevitore poteva costare 1000 lire, una cifra notevole ma non astronomica. Nel 1932 uscì una nuova edizione. Il suo Trattato di televisione moderna uscì nel 1954 sempre per Hoepli.
L'ing. Castellani registrò numerosi brevetti nel campo della televisione e del radar e aveva installato nell'appartamento dove viveva a Milano un attrezzatissimo laboratorio. In un articolo su "Sapere" del 1939 Castellani previde l'avvento della televisione come servizio pubblico esteso a tutta l'Italia verso il 1945, previsione che si sarebbe certamente avverata se non fosse intervenuta la guerra.
Nel 1941/1942 progettò e costruì il prototipo del RDT/5 Veltro, radar italiano contraereo con dispositivo asservito per la punteria dei cannoni. Curò la produzione industriale di altri radar (EC3 bis, EC3 Ter Gufo ecc.) durante il conflitto.
Nel 1947 creò il Comitè International de Télévision divenendone Presidente nel 1954, alla morte del pioniere francese nel campo radiotelevisivo R. Barthélemy. Tale carica la mantenne fino alla morte.
Dopo la fine della SAFAR nel 1947 l'ing. Castellani svolse unicamente attività di consulenza per importanti ditte del settore elettronico e televisivo.
Fu commissario merceologico della Fiera di Milano sin dal 1947 e fondatore e realizzatore nel 1960 del MIFED (Mercato Internazionale del Film. del TV film e del Documentario).
Nel 1952 tentò di impiantare a Milano quella che sarebbe stata la prima TV privata ma il tentativo fu stroncato dalle autorità.
L'ing. Castellani scomparve prematuramente per infarto il 7 luglio 1968, in piena attività lavorativa.
Figura eminente di scienziato e ricercatore, fu uno degli esponenti più validi del progresso radiotecnologico italiano.
Si ringrazia il figlio Claudio Castellani per queste note biografiche.
La
gamma di televisori SAFAR nel 1939, sostanzialmente di prototipi prodotti in
piccolissima serie.
La produzione cessò del tutto all'entrata in guerra dell'Italia (giugno1940). Purtroppo nessun
apparecchio sarebbe sopravvissuto fino a noi.
La produzione cessò del tutto all'entrata in guerra dell'Italia (giugno1940). Purtroppo nessun
apparecchio sarebbe sopravvissuto fino a noi.
L'ultima sede della SAFAR in Via Bassini 15 a Milano.
Attualmente l'edificio ospita il CNR.
Le officine si trovavano presumibilmente sul retro dell'edificio.
Un'altra fabbrica era a Roma, in Via Tiburtina 963. Di questa non rimane niente da molti anni, ma non a caso la zona ha preso il nome di "Tiburtina Valley". Per un certo tempo sulle targhette degli apparecchi che costruiva la ditta apparve come "SAFAR Milano Roma". Forse, in omaggio al Regime, pensò di "romanizzarsi". A Roma in Via dei Villini esisteva anche un "Ufficio Rappresentanza Enti Statali".
Le officine si trovavano presumibilmente sul retro dell'edificio.
Un'altra fabbrica era a Roma, in Via Tiburtina 963. Di questa non rimane niente da molti anni, ma non a caso la zona ha preso il nome di "Tiburtina Valley". Per un certo tempo sulle targhette degli apparecchi che costruiva la ditta apparve come "SAFAR Milano Roma". Forse, in omaggio al Regime, pensò di "romanizzarsi". A Roma in Via dei Villini esisteva anche un "Ufficio Rappresentanza Enti Statali".
imca radio,una storia tutta alessandrina
La IMCA -Industria Meccanica
Cartonaggi e Affini,con sede in Alessandria,nasce nei primi anni '30 come ditta
produttrice di scatole di cartone e derivati.Il proprietario,Italo Filippa,appassionato
radioamatore nel 1935 decise di trasformare l'azienda specializzandola nella
produzione di radioricevitori di gran lusso.Per la stagione 1936-'37 presento' i
modelli IF 65 ed IF 78.Nel '37-'38 presenta la serie ESAGAMMA dove riscuote un
ottimo successo e nel 1949 presenta la prima serie PANGAMMA (la famosa IF 51
Nicoletta) dotata per la prima volta della gamma FM - ricordo che le prime radio
con l'FM sono apparse sul mercato dopo il 1954 anno in cui la RAI incominciava a
fare le prime trasmissioni sperimentali in modulazione di frequenza dalle
principali citta' italiane (Torino,Milano,Roma e Napoli).Produsse apparati sia
civili che militari,altoparlanti,condensatori e anche apparecchi televisivi;
inoltre brevetto' il famoso cambio gamma a tamburo con contatti in argento
placcato oro.
Nel 1960 venne assorbita
dalla Radiomarelli che produsse apparecchi marcati IMCARADIO fino al 1962 quando
chiuse definitivamente i battenti.
Oggi la vecchia sede
dell'Imcaradio e' ancora presente ed e' sede di un magazzino,dell'ufficio
tributi e del Blockbuster; da poco tempo ha anche aperto un negozio di articoli
per animali.
BREVETTO FILIPPA
Peba Radio
Da
IL CANTO DEL CIGNO ALESSANDRINO
Forse pochi sanno che oltre
alla gloriosa IMCA RADIO ad Alessandria c'era un altro produttore di apparecchi
radio; la PEBA RADIO.
Nata nel 1949 come
tante piccole aziende piu o meno piccole o addirittura piccoli laboratori
artigianali in tutta l'Italia per una idea di Pertusati Ferdinando,gia titolare
di una attivita' ben avviata di laboratorio riparazione
radio-tv.
Punto' anch'esso
alla produzione di apparecchi di classe medio-alta con mobili in radica di
noce,palissandro o finiture in ebano quasi a scopiazzare la piu famosa e
affermata concittadina IMCA RADIO.
La sua produzione
cesso' nel 1960 e produsse,specialmente nell'ultimo periodo, le classiche
radioline da comodino in plastica della serie "NINNOLO".
Il laboratorio
riparazioni radio -tv chiuse verso la meta' degli anni
'70.
Un altra
storia,purtroppo amara, di una altra azienda alessandrina dedicatasi come tante
altre al settore radiotecnico che nell'immediato dopoguerra pareva molto
fiorente.
MINERVA RADIO
da ARI
Montegrappa
Tutto iniziò nel lontano 1919 quando il Sign. Wilhelm Wohleber, dalla natia
Heidelberg, si stabilì a Vienna fondando
una società per la fabbricazione di articoli elettrotecnici. Fu però nel 1924
che ebbe l’idea di estendere la produzione con la costruzione di radio in parte
assemblando componenti acquistati da terzi
ed in parte costruiti direttamente in azienda. I prodotti avevano nomi
diversi: AERIOLA, AEROPHON, RADIOGLOBE, RADIOLA e RADIOPA, nomi che il buon
Wilhelm non sapeva già registrati (Radiola/RCA e Aeriola/Westinghouse), pertanto
dovette in fretta cambiare il nome del marchio
al fine di sfuggire alle possibile denunce da parte delle suddette
imprese.
E fu dal 1927 che
riunificò la sua produzione sotto il nome di MINERVA.
La produzione già nel periodo 1929/30, ebbe un buon sviluppo
portando sul mercato ben 27 modelli diversi di ottima qualità per quel tempo,
tutti supportati dai relativi pezzi di ricambio per i radioriparatori. Negli
anni successivi alla crisi del 29, la società che ne fu naturalmente coinvolta,
portò la Minerva al fine di sopravvivere, a suddividere in tre marchi la propria
produzione.
Altro passo importante fu quello di mettere a disposizione
con accordi internazionali, la propria licenza di produzione, si aggiravano così
gli alti costi dei dazi doganali, facilitando l�esportazione. Nacquero così le
cooperazioni con Luigi Cozzi Dell’Aquila per l’Italia, in Svizzera con la Titan
, in Polonia con la Elektrit e pure in Francia, sebbene con poco sviluppo, con
la Giraud Frères.
L'anno 1938 poi ha
portato un grande taglio nello sviluppo delle imprese, quando Austria e la sua
intera industria furono inseriti per il "Reich tedesco". Durante i successivi
anni di guerra, la Minerva ebbe l�obbligo, come gran parte delle industrie che
fabbricavano ricevitori, di partecipare alla costruzione del DKE (Deutscher
Kleinempfänger) e del VE
(Volksempfänger), le famose radio di Hitler.
Alla fine della guerra la Minerva, come gran parte
dell’industria austriaca, era praticamente distrutta, sia l�edificio che
ospitava la produzione come il
magazzino, erano bombardati, e le materie prime ed i macchinari sequestrati.Si
erano salvati solo alcuni progetti di apparecchiature ed i relativi schemi.
Questo bastò a far ripartire la produzione e solo dopo un anno la prima radio
prodotta in serie uscì dalla fabbrica.
Nel 1950 fu una delle prime a costruire in serie ed esportare
ricevitori in FM, sviluppò la costruzione di TV ed infine nel 1957 propose per
prima nel mercato austriaco la radio a transistor. Nel 1969, dopo 50 anni dalla fondazione dell’azienda, il possesso del marchio Minerva è andato a
Max Grundig. Questa è la fine della storia della Minerva austriaca.
Rapidamente e nonostante evidenti difficoltà, la Minerva
riuscì a risalire la china, la società dopo la morte a 60 anni di Wilhelm
Wohleber, venne diretta dalla moglie Elisabetta e dall’Ing. Egon Mally che
riuscì a far diventare la Minerva una delle più grandi costruttrici europee di
valvole.
Adesso parliamo di quella italiana e cioè della:
S. A. Ital. Minerva,
in seguito: S. A. Ind. "Luigi Cozzi Dell´Aquila",
Milano, via Broschi 15
Come gia detto, L'obiettivo di questa collaborazione era la
produzione su licenza di apparati Minerva in Italia e la relativa
commercializzazione. Dato che in Italia in quel periodo era presente una
industria radiotecnica ben sviluppata, l'esportazione di radioricevitori in quel
paese non risultava cosa molto semplice a causa di elevati oneri doganali.
Questo ostacolo venne superato, come del resto accade sovente anche oggi, grazie
alla produzione su licenza.
La rosa della produzione italiana dimostrabile incomincia con
gli apparati del 1937. Essi sono sia dal punto di vista circuitale sia da quello
della denominazione completamente identici a quelli prodotti a Vienna.
Addirittura gli schemi elettrici vennero assunti e riprodotti identici (con le
scritte in tedesco).
Mentre all'inizio gli apparecchi Minerva Italia erano ancora
molto simili a quelli prodotti dalla casa madre, in breve tempo emerse uno
sviluppo autonomo della sede milanese: valvole metalliche della serie americana,
così come valvole italiane della serie Telefunken (WE**) presero il posto negli
apparati, i grandi ricevitori supereterodina hanno stadi finali in controfase e
due altoparlanti, una variante, questa, che in quel periodo in Austria non era
molto comune. Ciò porta alla conclusione che una gran parte della
componentistica veniva acquisita da forniture italiane.
Con lo scoppio della II Guerra Mondiale in Europa e con il
conseguente immediato coinvolgimento della fabbrica viennese nella produzione
bellica venne praticamente a cadere l'aiuto della casa madre, tuttavia a Milano
la produzione di apparecchi commerciali proseguì. Cosí anche subito dopo la
guerra nel 1945 vennero messi sul mercato radioricevitori per uso civile.
I molti apparati la mano tecnica della casa madre di Vienna
diviene ora nuovamente riconoscibile. Anche la denominazione equivale a quella
austriaca (ad esempio "447" sta per anno di produzione 1944, l'ultima cifra
indica il numero di valvole, tenendo conto che una eventuale indicatrice di
sintonia non veniva considerata). Dopo la guerra vennero ancora usate valvole
della "Serie rossa" o di tipo metallico, ma a partire dal 1947 si passò alla
serie Rimlock. I modelli degli anni dal 1950 al 1953 costituirono un'eccezione,
infatti saltarono fuori nuovamente modelli con valvole a caratteristica
americana, la qual cosa indica difficoltá di approvigionamento nella produzione
di valvole europea, oppure, come successo contemporaneamente a Vienna, perchè la
Minerva boicottò il grande produttore di valvole Philips.
Vale la regola generale che esteticamente parlando, gli apparati prodotti dalla filiale milanese
non avevano nulla a che fare con quelli prodotti a Vienna. Il cliente italiano
ha gusti diversi, con il quale naturalmente bisognava fare i conti, la lavorazione di finitura era letteralmente
molto impegnativa, venivano utilizzate impiallacciature in legni nobili e altri
materiali (come ad esempio la pelle), la qual cosa conferiva agli apparecchi un
aspetto estetico lussuoso.
Ora ci si pone la domanda: che fine ha fatto lo stabilimento
Minerva di Milano?
Nel 1968, quando la
la proprietaria, signora Wohleber vendette la ditta Minerva, e di
conseguenza l'intera impresa a Max
Grundig, questo interessó anche l'impianto di Milano, che venne condotto da
Grundig fino a circa il 1980
E poi la storia finì del tutto.
La Geloso
Parliamo di una realtà industriale che ha
operato in zona 4, e precisamente in viale Brenta: la Geloso. Molti collegano il
nome al famoso Gelosino che è stato compagno di chi ha ormai i capelli
brizzolati negli anni ‘60 e sul quale si fissavano le canzoni allora in voga. Ma
la Geloso non è stata solo registratori; è stata una validissima industria
italiana che ha svolto un importante ruolo nell’economia.
Ma
ripercorriamone la storia prima di sentire
altri particolari dalla voce di due persone, legate da una passione per questa
ditta, che abbiamo
incontrato a pochi chilometri da Milano.
La Geloso nasce nel 1931 per volontà di John Geloso, figlio di emigranti in Argentina dove nasce nel gennaio del 1901, e che a quattro anni rientra in Italia per poi, a venti, trasferirsi negli Stati Uniti, dove consegue una laurea e dove compie importanti studi di elettronica che culminano con la prima trasmissione di immagini: sembra fosse la foto della moglie Franca.
John Geloso rientra in Italia nel 1931 e fonda in via Sebenico la sua società che ben presto si amplia trasferendosi in viale Brenta 18 (dietro la Fotomeccanica di via Oglio), traslocando in seguito nello stabilimento di fronte, al numero 29. La Geloso acquista sempre più importanza grazie alle capacità di John Geloso, fino a quando nel 1968 il fondatore muore. La fabbrica non gli sopravvive molto. Quattro anni più tardi il marchio Geloso scompare dalla scena.
La Geloso nasce nel 1931 per volontà di John Geloso, figlio di emigranti in Argentina dove nasce nel gennaio del 1901, e che a quattro anni rientra in Italia per poi, a venti, trasferirsi negli Stati Uniti, dove consegue una laurea e dove compie importanti studi di elettronica che culminano con la prima trasmissione di immagini: sembra fosse la foto della moglie Franca.
John Geloso rientra in Italia nel 1931 e fonda in via Sebenico la sua società che ben presto si amplia trasferendosi in viale Brenta 18 (dietro la Fotomeccanica di via Oglio), traslocando in seguito nello stabilimento di fronte, al numero 29. La Geloso acquista sempre più importanza grazie alle capacità di John Geloso, fino a quando nel 1968 il fondatore muore. La fabbrica non gli sopravvive molto. Quattro anni più tardi il marchio Geloso scompare dalla scena.
Armati di registratore e macchina
fotografica abbiamo suonato alla porta di Ezio Di Chiaro (a sinistra nella
foto), prima dipendente e poi tecnico riparatore di apparecchi Geloso, che
ci aspetta assieme all’amico Franco Perna, progettista.
Ci accoglie in un garage-magazzino dove le pareti scaffalate ospitano centinaia di apparecchi prodotti dall’azienda di viale Brenta. E in mezzo al magazzino un televisore in bianco e nero, perfettamente funzionante per la maniacale messa a punto di Ezio, che risale al 1955. Da un momento all’altro ci aspettiamo trasmetta Carosello ed invece è sintonizzato su una delle reti che affollano l’etere.
Ci accoglie in un garage-magazzino dove le pareti scaffalate ospitano centinaia di apparecchi prodotti dall’azienda di viale Brenta. E in mezzo al magazzino un televisore in bianco e nero, perfettamente funzionante per la maniacale messa a punto di Ezio, che risale al 1955. Da un momento all’altro ci aspettiamo trasmetta Carosello ed invece è sintonizzato su una delle reti che affollano l’etere.
Che cosa “faceva” la
Geloso?
“Alla Geloso si producevano tutti i componenti, escluse le valvole, per assemblare un apparecchio. Dalla vite alla plastica della mascherina, dalle griglie degli altoparlanti agli avvolgimenti fino alla falegnameria, che era a Lodivecchio, dove si costruivano gli chassis che poi ospitavano i vari apparecchi. Per fabbricare i vari componenti John Geloso, che era un grande creativo, progettava lui stesso le macchine per produrle. Ci si faceva tutto in casa”.
La produzione Geloso era vastissima. Si andava dalle radio ai registratori ai televisori e soprattutto le apparecchiature professionali per radio amatori. I registratori che hanno reso famoso il nome della ditta erano solo il 10% della produzione. Ogni “pezzo” era corredato da una sua scheda tecnica particolareggiata con spiegazioni sul funzionamento.
“Alla Geloso si producevano tutti i componenti, escluse le valvole, per assemblare un apparecchio. Dalla vite alla plastica della mascherina, dalle griglie degli altoparlanti agli avvolgimenti fino alla falegnameria, che era a Lodivecchio, dove si costruivano gli chassis che poi ospitavano i vari apparecchi. Per fabbricare i vari componenti John Geloso, che era un grande creativo, progettava lui stesso le macchine per produrle. Ci si faceva tutto in casa”.
La produzione Geloso era vastissima. Si andava dalle radio ai registratori ai televisori e soprattutto le apparecchiature professionali per radio amatori. I registratori che hanno reso famoso il nome della ditta erano solo il 10% della produzione. Ogni “pezzo” era corredato da una sua scheda tecnica particolareggiata con spiegazioni sul funzionamento.
Bisogna aprire una parentesi e spiegare
cosa era il “Bollettino Geloso”. Una pubblicazione trimestrale che oltre a dare
consigli di manutenzione permetteva, anche a chi non aveva dimestichezza con la
materia, di costruirsi un prodotto Geloso. Si iniziava con la specifica dei
pezzi, ognuno con il riferimento di catalogo, e le istruzione, chiarissime, per
portare a termine il lavoro. Ovviamente Ezio Di Chiaro ha la collezione
completa.
Come era organizzata la
Geloso?
“Un’azienda solida - interviene Franco Perna -, una di quelle dove potevi lavorare fino alla pensione senza mai cambiare. Avevamo il servizio medico interno, l’attenzione per il lavoratore era significativa. Geloso aveva una grande apertura sociale, prima l’uomo e poi la macchina come alla Olivetti, e questo è dimostrato dal fatto che le donne che vi lavoravano (l’80 per cento delle ottocento persone che erano impiegate alla Geloso) potevano addirittura portarsi il figlio in quanto era stato creato un asilo per i bambini con tanto di medico e infermiere. Una ditta che l’8 marzo chiudeva ed era festa per tutti. Eravamo all’avanguardia a quei tempi: avevamo la mensa interna quando ancora alla Fiat gli operai si portavano da casa la famosa “schiscetta”. “La mensa – prosegue Franco - restava aperta anche nel pomeriggio per consentire a chi come me faceva le scuole serali di poter andare a scuola avendo già cenato. La Geloso era una spanna avanti”.
Gli fa eco Ezio: “Non dimentichiamo che eravamo convenzionati con le colonie estive e mi ricordo che in estate c’erano i pullman che partivano da viale Brenta verso il mare”.
E ancora Franco: “A fianco dello stabilimento c’era (e c’è ancora caro Franco) una palazzina bianca a due piani. Questa era la fucina delle idee Geloso dove al secondo piano venne creato e assemblato il primo televisore in bianco e nero esposto alla Fiera Campionaria di Milano nel 1949. Al primo piano era invece situato l’asilo nido e al piano terra si trovava il Cral”.
“Un’azienda solida - interviene Franco Perna -, una di quelle dove potevi lavorare fino alla pensione senza mai cambiare. Avevamo il servizio medico interno, l’attenzione per il lavoratore era significativa. Geloso aveva una grande apertura sociale, prima l’uomo e poi la macchina come alla Olivetti, e questo è dimostrato dal fatto che le donne che vi lavoravano (l’80 per cento delle ottocento persone che erano impiegate alla Geloso) potevano addirittura portarsi il figlio in quanto era stato creato un asilo per i bambini con tanto di medico e infermiere. Una ditta che l’8 marzo chiudeva ed era festa per tutti. Eravamo all’avanguardia a quei tempi: avevamo la mensa interna quando ancora alla Fiat gli operai si portavano da casa la famosa “schiscetta”. “La mensa – prosegue Franco - restava aperta anche nel pomeriggio per consentire a chi come me faceva le scuole serali di poter andare a scuola avendo già cenato. La Geloso era una spanna avanti”.
Gli fa eco Ezio: “Non dimentichiamo che eravamo convenzionati con le colonie estive e mi ricordo che in estate c’erano i pullman che partivano da viale Brenta verso il mare”.
E ancora Franco: “A fianco dello stabilimento c’era (e c’è ancora caro Franco) una palazzina bianca a due piani. Questa era la fucina delle idee Geloso dove al secondo piano venne creato e assemblato il primo televisore in bianco e nero esposto alla Fiera Campionaria di Milano nel 1949. Al primo piano era invece situato l’asilo nido e al piano terra si trovava il Cral”.
La
Geloso era famosa per i suoi amplificatori e le trombe e c’era un detto “Ogni
campanile un amplificatore” perché molte chiese si erano dotate di un impianto
di quel tipo. Quando c’era campagna elettorale le vendite salivano perché gli
amplificatori veniva montati sulle auto che andavano in giro a fare propaganda
per i vari partiti. “Un amico – aggiunge Franco – andava spesso a San Vittore
perché l’impianto usato era Geloso, così come nelle caserme. E di questi
apparecchi ce ne sono in giro ancora e ancora funzionanti”. Restando in tema
militare la Geloso ha prodotto radio trasmittenti
portatili per l’esercito e i sommergibili erano dotati di interfono Geloso.
“Prima si parlava di donne – interviene
Ezio – e mi ricordo le lunghe file di operaie che al mattino arrivavano da tutte
le parti, soprattutto da Porta Romana, e quelli che arrivavano con il materiale
prodotto a casa. Molti alla sera, infatti, prima di andare a casa passavano in
magazzino a ritirare il materiale che a casa utilizzavano per produrre i pezzi.
Ho visto delle cantine trasformate in signore officine e se il tempo non era
sufficiente si coinvolgevano persone del quartiere nel cosiddetto lavori conto
terzi. Un caporeparto con questi “straordinari” nel ‘62 si permise di tenere la
moglie in albergo un mese a Rimini e andare a trovarla nei fine settimana in
aereo”.
Ezio e Franco sono un fiume in piena nel raccontare fatti, aneddoti che hanno riguardato la vita della Geloso. E lo fanno mentre ci accompagnano in un altro locale dove restiamo impressionati. La collezione completa dei microfoni e di tutti i modelli di registratori prodotti dalla Geloso. Un vero e proprio santuario dove Ezio Di Chiaro se li coccola e li mantiene “tutti” in piena efficienza.
“Ecco, questo è il primo registratore del 1949.
Ezio e Franco sono un fiume in piena nel raccontare fatti, aneddoti che hanno riguardato la vita della Geloso. E lo fanno mentre ci accompagnano in un altro locale dove restiamo impressionati. La collezione completa dei microfoni e di tutti i modelli di registratori prodotti dalla Geloso. Un vero e proprio santuario dove Ezio Di Chiaro se li coccola e li mantiene “tutti” in piena efficienza.
“Ecco, questo è il primo registratore del 1949.
È un
registratore a filo, infatti al posto del nastro utilizzava un filo magnetizzato
da una testina”. Lo accende e dall’altoparlante esce la voce di Mago Zurlì. I
primi modelli a nastro, il 250 e 252, erano molto cari (160mila lire negli anni
‘60), si passò poi al 255 e 256 con costi più contenuti e alla fine il Gelosino
che fu un successo. C’era il modello basso e quello alto, quello con i comandi
per fermarlo e farlo ripartire in modo particolare utilizzato da chi batteva a
macchina o quello che si avvia al suono della voce e si ferma dicendo stop. Uno
degli ultimi modelli della Geloso fu il registratore con la radio incorporata, prima di
quello che utilizzava le cassette. Cosa strana, i registratori Geloso non sono
mai stati stereo.
Infine i microfoni.
MIVAR
Da Sergio
Biagini
“Siamo andati
ad Abbiategrasso per raccontare una storia di zona 4. Che cosa hanno in comune
questa città e la nostra zona?
L’inizio
dell’avventura della MIVAR, il maggior produttore di televisori italiani che ha
lo stabilimento ad Abbiategrasso, incomincia nel 1945, nell’allora quartiere di
Calvairate, in via Tommei. Qui Carlo Vichi, oggi ottantaquattrenne ma ancora
saldamente al timone della sua azienda, nel monolocale dove vive produce
componenti per radio e assembla piccoli apparecchi, un’attività che alla fine
della guerra aveva avuto notevole impulso grazie alla diffusione della radio e
che aveva fatto sorgere molte fabbriche italiane importanti.
Dopo aver
iniziato a lavorare in una fabbrica di chiodi per tappezzeria Carlo Vichi mette
a frutto i suoi studi da radiotecnico e… “In via Tommei, io, ovvero la VAR
(Vichi apparecchi radio) - ci racconta il suo fondatore - facevo le radioline
economiche. A quei tempi non era facile trovare la componentistica, e allora
spesso andavo alla Fiera di Senigallia per trovare qualche pezzo. In seguito
quando intuii che la componentistica era importante iniziai a produrla da solo
vendendola non solo a Milano ma anche in tutta Italia”. Una curiosità: il
rappresentante di Vichi era Marco Ponzoni il papà di Cochi Ponzoni, da sempre in
coppia con Renato Pozzetto.
La necessità di spazio per l’ampliarsi della attività si traduce nel trasferimento in via Curtatone nel 1950 dove Carlo Vichi inizia la produzione in proprio della componentistica delle radio.
La necessità di spazio per l’ampliarsi della attività si traduce nel trasferimento in via Curtatone nel 1950 dove Carlo Vichi inizia la produzione in proprio della componentistica delle radio.
Quando nel
1955 compare sul mercato la modulazione di frequenza, della quale Vichi capisce
le potenzialità avendo fatto già da tempo esperimenti in tal senso, alla VAR si
iniziano a produrre le radio con questo nuovo sistema di ricezione. Per fare
questo lo spazio di via Curtatone non basta. Qui rimane la produzione dei
componenti, mentre l’assemblaggio delle radio viene fatto in un seminterrato di
via Strigelli all’angolo con piazzale Martini (dove oggi c’è l’Oviesse
n.d.r.). Nuova sede ma anche nuovo nome: anteponendo la sigla MI al
logo precedente VAR si trasforma in MIVAR.
Si amplia
anche il numero degli occupati che salgono a 200 dipendenti. “Il fatturato
mensile crebbe in maniera esponenziale – racconta Carlo Vichi - Passai da otto a
trenta milioni in poco tempo. Dalle 100 radio prodotte al mese agli inizi,
arrivai con il tempo a produrne cinque-seicentomila all’anno A quei tempi non
c’era la concorrenza asiatica come oggi che sta monopolizzando il mercato e
mettendo in crisi i produttori che ancora sopravvivono in Europa e in Italia.
Potevo vendere le mie radio a metà prezzo di quelle che arrivavano dalla
Germania. In via Strigelli eravamo in un seminterrato di una casa all’angolo di
piazzale Martini dove la produzione proseguì attivamente con una gamma di 6
modelli di radio. Cambiava la carrozzeria ma il “motore” era comune a
tutti”.
A questo punto sorge spontanea una domanda. Via Tommei, via Strigelli, piazzale Martini: quali ricordi ha della zona?
“La zona 4 era un paese nella città ai miei tempi con le case popolari per lo più abitate da operai. Un luogo dove ci si conosceva tutti e io ero conosciuto perché quando c’era bisogno andavo a riparare le radio. Sono stato uno dei primi attorno al 50 ad avere il telefono in duplex con un funzionario della allora Stipel. Ricordo anche piazzale Martini senza gli alberi, tagliati durante la guerra per fare legna, e poi rimessi finito il conflitto. Ricordo i campi dopo viale Molise, alla fine delle case popolari dove c’erano ancora le cascine (Carlo Vichi è nato a Lambrate nella cascina Mulino della Croce e vissuto in via Bertolazzi vicino alla cappelletta di via Conte Rosso n.d.r.). In via Ciceri Visconti c’era quello che chiamavamo “il bastimento” una delle prime case non popolari con gli ascensori. E poi le case minime di via Zama, quelle sempre in Ciceri Visconti e la cascina della Trecca, dove c’erano le “signorine”.
La storia della MIVAR in zona 4 finisce
attorno al 1960 con la grande richiesta da parte del pubblico del televisore.
Ancora una volta Carlo Vichi capisce l’importanza di questo nuovo mezzo di
comunicazione e la MIVAR si allontana da Milano e, dopo una breve parentesi in
via Giordani, si trasferisce ad Abbiategrasso nel 1963 rimanendo l’unica ditta
italiana contro i grandi gruppi stranieri. Ma questa è storia recente.
PHONOLA
La Saletta III
del museo di Saronno
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raccoglie l'evoluzione storica dei prodotti radio televisivi
della Phonola ora Fimi-Philips ed all'esterno della stessa è esposta una
collezione di radio, registratori, giradischi, televisori ed elettrodomestici
che hanno rappresentato negli anni passati la punta avanzata dell'applicazione
tecnologica del territorio.
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Uno spazio è destinato ai
sofisticati strumenti di ricerca utilizzati dall'Ing. Tischer, insigne
ricercatore, uno dei padri della TV a colori in Italia.
|
RUMA
i fratelli Marcello e Vittorio Romagnoli, nati a
Bologna, si trasferirono a Faenza dove il loro cognome fu contratto in fratelli
“ruma”. Quando si trasferirono Milano,
negli anni’20, aprirono una piccola ditta per il commercio di materiali
radioelettrici con il nome RUMA. Poi passarono a produrre parti staccate oltre
alla famosa galena RUMA e produssero in seguito anche una piccola radio. Con
l’avvento tecnologico degli anni ’60 cessarono l’attività, come del resto molte
altre ditte italiane anche più famose
RADIOMARELLI
Radiomarelli
Da un comunicato d’epoca.
La Radiomarelli è sorta nell’aprile 1930 in occasione della
Fiera di Milano, ove fu esposto il primo apparecchio il Musagete I che venne
messo in vendita nel giugno 1930.
In soli due anni si è impossessata del mercato italiano
occupando ora il primo posto fra le industrie radiofoniche italiane; ha messo
sul mercato una diecina di modelli, debellando qualsiasi concorrenza ed
emancipando l’Italia dall’estero.
La fabbricazione degli apparecchi Radiomarelli fu ideata
dall’On. senatore Agnelli, il fondatore e Presidente della Fiat e dall’On. Benni
il Presidente della Ercole Marelli & C., e tradotto in pratica dal Comm.
Quintavalle, consigliere Delegato della Fabbrica Italiana Magneti Marelli.
Gli apparecchi Radiomarelli, si fabbricano infatti in uno
degli stabilimenti della Magneti Marelli, occupando nel solo riparto radio,
oltre 800 operai.
L’organizzazione
commerciale, affiancata da tecnici competenti, si estende in tutta Italia con
oltre 300 Rivendite autorizzate.
fivre
Col gennaio 1933 la Fabbrica Italiana Valvole Radioelettriche
società anonima con capitale di 10 molioni ha iniziato la produzione regolare
delle valvole termoioniche ed è pronta ad assicurare il regolare rifornimento di
tutte le fabbriche costruttrici di apparecchi radioriceventi....Con un accordo
diretto si è resa licenziataria del gruppo RCA di America, proprietario di
pressochè tutti i brevetti relativi alla costruzione delle valvole
termoioniche.. ..Assicuratasi in tal modo la indispensabile base scientifica si
è preoccupata di attrezzare il proprio stabilimento situato in Pavia. Con
sacrificio sensibile ha installato nel suo Stabilimento le macchine americane
più moderne...La manodopera ha già un esperienza in quella tecnologia provenendo
da una cessata fabbrica di lampadine elettriche. Per alcuni mesi si è giovata
dell’assistenza di eminenti tecnici della Società americana...
Viene lanciata una serie di 11 valvole che comprende anche
tipi nuovissimi, oltre i tipi convenzionali. La numerazione corrisponde a quella
americana con caratteristiche corrispondenti:24A, 27,35,45,55,56,57,58,80,82. Le
55,56,57 e 58 sono le più recenti americane insieme alla raddrizzatrice 82 a
vapori di mercurio... .
E’ stato inoltre fatto un accordo per la commercializzazione
di tutti i tipi Radiotron e Cunningham e con la Tungsram si hanno anche i
modelli a zoccolo europeo...
Le valvole prodotte saranno per intanto montate sugli
apparecchi Radiomarelli, Allocchio Bacchini, Siti, Standard, Ansaldo ed appena
possibile ad altri apparecchi....
Consiglieri:
senatore Giovanni Agnelli,Cesare Bacchini, Bruno Antonio
Quintavalle, prof Valletta ed altri
DITTE ANNI 60
AREL
AREL, Applicazioni Radi Elettriche, via Carlo Poma, 48,
Milano. Venne fondata nel 1932 con capitale iniziale di 60.000 ITL, cessata nel
1948. Sotto la direzione del Dott. Guido Schiappini, la ditta inizialmente
fabbricava altoparlanti Korting Excello e prodotti Korting rivolti al campo del
cinema sonoro. inizia poi la costruzione di apparecchi riceventi completi e già
nel 1934 produceva radioricevitori e radiofonografi, ma anche amplificatori e
impianti completi di amplificazione, oltre a resistenze, potenziometri,
condensatori fissi isolati in carta, zoccoli per valvole ed antenne
schermate.
ATES
ad iniziare dal settembre 1960 i prodotti ATES porteranno il
marchio RCA. L’ATES, costituitasi lo scorso autunno ad opera della Finmeccanica,
una delle società finanziarie del gruppo IRI ha assunto tutte le attività dello
stabilimento tubi elettronici de l’Aquila, già della Marconi nell’ottica dello
sviluppo del mezzogiorno.- Direttori Jose R.Bejarano e Meade Brunet(vice
presidente della RCA oltre l’ing Renato Koch che ha seguito gli stabilimenti
dell’Aquila fin dal suo impianto
giugno 62 stabilimento semiconduttori ATES Catania
gruppo Finmeccanica fondata nel 1961, progettato con la
direzione dei tecnici dell’RCA, 7 km da Catania 85 000mq.
La produzione ha inizio con la preparazione delle barre di
germanio e le relative piastrine ricavate dalla barra, preparazione dei reofori
e dei contenitori in vetro o metallo. Montaggio con controlli automatici.
laboratori di ricerca. Personale prevalentemente femminile. accessori per il
confort con vedute sociali.
1964 ATES 1 250 000
capitale Aziende Tecniche Elettroniche del Sud. Collaborazione col gruppo
Siemens Halske
ART
AUGUSTA
AUTOVOX
giugno 1961 l’Autovox ed il suo
dinamismo
L’Autovox iniziò la propria
attività nel settore radio nel 1933 con produzione di apparati professionali.
Nel 1945 si specializzò in autoradio, prevedendo un forte sviluppo della
motorizzazione. Nel 1953 si è allineata alla produzione di televisori
prodotti: antenne,autoradio,
televisori, radiorcevitori a transistor, oltre una produzione di radiosonde ed
apparati professionali per la meteorologia aeronautica
1963 novembre
Autovox, nata nel
1933 ebbe il suo sviluppo nel 1945 con la ricostruzione post bellica. Mercurio
d’oro nel 1963, presidente Carlo
Daroda (Grande Ufficiale al merito della Repubblica) amministratore Bruno Verdesi.
Ll 1963 Bikini, autoradio in due pezzi e giradischi per auto.
1964 Verdesi
cavaliere del lavoro. Giordano Bruno
Verdesi fondò a Roma nel 1933l Industria Radiotecnica Italiana, IRI. Dopo le
distruzioni della guerra dette vita, insieme al Gr Uff Carlo Daroda, alla
Autovox spa della quale fin dall’inizio fu amministratore delegato. Nel 53 si
potenzia e costruisce a Roma il complesso per la costruzione di televisori. 50
000 metriq, 27 000 occupati, 1300 dipendenti.
1987
Per il momento, le decisioni non più rinviabili
investono due aziende romane, la nuova Autovox e la Voxon. Sono due situazioni
diverse, ma ugualmente delicate. Vediamole. Ma prima vale la pena di ricordare
che all' inizio degli anni Ottanta queste due
società occupavano circa quattromila dipendenti e rappresentavano circa il 50
per cento dell' industria elettronica di consumo italiana. Nuova Autovox Nel
1982 l' azienda controllava ancora il 40 per cento del mercato italiano di
autoradio. Nell' 85 era precipitata all' 8 per cento. Oggi è praticamente al
tappeto: a fine luglio lavorava soltanto su ordinazione, con 60 operai, mentre
altri 590 erano in cassa integrazione. Eppure l' Autovox continua ad essere,
sulla carta, la capofila della Rel, con un drenaggio di denaro pubblico che fino
ad oggi ha raggiunto l' astronomica cifra di 40 miliardi di lire.
AVO
BRAUN
BRION
CHINAGLIA
Chinaglia dopo il disastroso incendio riprende
l’attività.
EUROPHON
1966 aprile l’Europhon
La Europhon 1966 è forte di quattro stabilimenti dislocati a
Milano, Quistello ( MN), Bozzolo (MN) e Trino vercellese. Le maestranze sono
salite 1100. Andrea Zenesini
amministratore del gruppo. Ha rilanciato dopo la crisi del 64, snellendo e
potenziando la dove si è mostrato un ristagno produttivo.
1966 Kosmos per recupero crediti.
FERRANIA
1964 la Ferrania si
fonde con la 3M USA
FERT
GEC
ICAR
Ing Gianni Mochi.
Nata nel 1945, insieme ad Ettore Perucca Orfei,estendendo il campo appilicativo
dei componenti per deboli correnti fino alle alte. I primi dieci anni del loro
lavoro erano stati a fianco dei fratelli Ducati. Il primo brevetto fu un sistema
di chiusura dei condensatori ad olio senza saldatura (il Protex), eliminazione
della cera e dell’olio minerale
sostituito con un enigmatico olio sintetico che abbisognava di un contenitore
neutro (alluminio). Si costruisce secondo le norme MIL, RCS,VDE ecc.. Furono
forniti alle FF.SS i divisori capacitivi per le alte tensioni. Si passò pio ai
condensatori elettrolitici, alluminio e tantalio. Nel 1962 messa a punto di
nuovo condensatori elettrolitici per avviamento motori, poi polistirolo, e film
sintetico metallizzato o non. L’esigenza nella missilistica di resistere a 125
gradi non retti dai normali impregnanti, compresi i siliconi, portarono al loro
“dielettrico solido”. Costruisce induttanze, trasformatori, filtri per la
NATO.
INELCO
1963 INELCO,
Industria Elettronica Comense Glauber
Massimiliano con 40 anni di esperienza, il figlio Enrico, il tecnico Floriano
Ferrario. Glauber è il fondatore dell’Unda Radio. Produce gioghi per cinescopi,
strumenti
KENDALL
LESA
1962 maggio Lesa a Saronno.
Dopo. La casa è stata fondata nel 1929 Milano e Tradate, ecco Saronno. Direzione del
comm. rag. Nello Moroni, cofondatore Luigi Massaroni, valente tecnico,
scomparso.
nel 1963 Nello Moroni cavaliere del lavoro (Segni). Nato ad
Arezzo nel 1897 . Fu decorato nella prima guerra mondiale ed ebbe il rado di
capitano. Incoraggiò l’inventore Luigi Massaroni che nel 29 aveva intuiti
l’avvenire dell’elettroacustica e fonografica. Officine in via Cadore a Milano
nel 1930. Fonorivelatori e motori disegnati da Massaroni. Questo morì nel 1940.
Si sviluppò rapidamente fino ai disastrosi due massicci bombardamenti del 1943.
Ci fu un decentramento in Alta Italia e si riprese. Nel 46 riprese l’attività
sulla base di 350 dipendenti. Chiarito ogni equivoco politico e sociologico si
programmò lo stabilimento di Tradate
MICROFARAD
dicembre
62
abbiamo parlato con
l’ing. Farnoux della Microfarad ricordando il prematuramente scomparso Ludovico
Mignoni. Ora siamo alla Mial coi fratelli San Pietro senza dimenticare Adriano
Pascucci.
MIAL
La Mial fondata da
Carlo Pascucci e dal dr. Adriano Pascucci alla fine del 1937. Si aggregarono i
fratelli Giancarlo e Michele. Adriano lasciò la direzione nel 1948 per assumere
un importante incarico all’estero. Superata la crisi del dopoguerra, partendo
dal 1955 con la costruzione dello stabilimento in via fortezza a Milano, la
società si espanse culminando nella fondazione di vari stabilimenti:
Mial spa, Milano, la
CRT a Sabaudia, la LICE a Lomagna (Como). Queste fatto parte della commerciale
Mial Elettronica spa con sede in via Ronchi16/8 a Milano. Gestisce il centro
meccanografico dell’IBM. In collaborazione della Siemens Halske di Monaco ha
costruito lo stabilimento della Adriatica Componenti Elettronici di Sulmona
(196, novembre). Poi Mialbras a S Paolo, Brasile, la Mexmial a Messico City e la
Mialson a Buenos Aires.
Ha costituito la XV
sezione componenti in sede ANIE
NANNUCCI
1964 Nannucci di Fi
mobili Ilse Mobel che fornisce mobiletti alle più famose case tedesche,Grundig,
Telefunken Korting. commercializza organi elettronici.
NORMENDE
PEREGO
settembre 1960, CEA Perego
deriva dalla fusione di Costruzioni elettroniche Automatismi
fondata nel 1956 con la Perego, fondata nel 1917 antesignana nelle applicazioni
telefoniche e prima a mettere comunicazioni telefoniche sulle linee ad alta tensioni secondo gli
studi del suo fondatore Arturo Perego.La Perego, la prima a sostituire le
valvole con i transistor nella sua linea telefonica e produce apparecchiature
per la telefona a frequenze vettrice su licenza Philips. La Cea Perego
rappresenta le apparecchiature di regolazione sella francese Les Trasmissions
Electroniques.
PHILIPS
PHONOLA
settembre 62 convegno Phonola. Presidente Fimi, Emilio Poss,
dir. gen. dr Silvestro, dir. commerciali Renato Brunetti e Carlo Pompucci,
procuratore Alessandro Poss. Mascotte e nume tutelare Telemaco. In regalo a
Poss
saliera d’argento del ‘700 inglese.
PRANDONI
In 1998 Francesco Juilland and Giorgio Prandoni co-founded Mediacube
USA, Inc. a film production company and a visual effects service provider in
USA, Europe and in Italy. Giorgio Prandoni is a leading figure and heir to the
most prestigious industrialist dynasty in the design and manufacture of radio
equipment and multi standard television sets in Italy. (His father was Dario
Prandoni the luminary owner of Prandoni S.p.A. one of Europe's most highly
regarded electronic companies; Dario Prandoni formed the basis of the Prandoni
Empire and Giorgio Prandoni sells the company in France to Thomson with a big
one deal).
SELECO
Storia
SINUDYNE
Nel 1966 mercurio d’oro alla S.E.I. Sinudyne per la
produttività e commercio.
La prima apparizione del marchio Sinudyne è del 1946, con
questa marca furono siglati soprattutto apparecchi a pile che andavano a
completare una lacuna dell’industria italiana. Con l’avvento della televisione
iniziò la produzione di televisori preoccupandosi principalmente di semplificare
il lavoro dei tecnici e dell’assistenza. Risale al 1952 il ricorso della
Sinudyne alla suddivisione delle varie parti che compongono un televisore in
pannelli facilmente estraibili, reinseribili e soprattutto intercambiabili. Il
fondatore della S.E.I. (società elettronica italiana) era un riparatore divenuto
col passare degli anni un piccolo costruttore artigianale e poi un imprenditore
di media grandezza. Insieme alla S.E.I. come società produttrice è andata
sviluppandosi l’organizzazione commerciale Sinudyne. Si esporta in 30 stati, la
principale produzione è per l’Africa del Nord e nell’America del Sud.
SOFFIETTI
dicembre
1961 Giuseppe Soffietti cavaliere del lavoro. watt radio e vicepresidente
dell’ANIE, organizzatore delle esposizioni volute dall’AMMA (TO-esposizioni)
TELEFUNKEN
ULTRON
UNAOHM
Fondata a Milano nel
1935, la UNAOHM è una delle più antiche aziende di strumenti
elettronici di misura in Europa.
Nasce per volontà di due giovani
ingegneri neolaureati, Enzo Pontremoli e Giovanni Bozzi, che si pongono
l’obiettivo di progettare e costruire apparecchi di misura da laboratorio e
portatili aventi prestazioni e qualità superiori.
Il primo strumento progettato fu
un piccolo oscillatore chiamato "EP 1" e fu realizzato proprio nel 1935, con due
pile a secco ed un triodo chiamato a quel tempo "tipo 30" fu il primo strumento
prodotto in serie.
Nel 1939 l’attività di produzione
viene rallentata dagli eventi della seconda guerra mondiale. Nel 1946, terminato
il conflitto mondiale, l’azienda riprende a pieno regime l’attività e gli
sviluppi futuri si orientano con grande successo verso la strumentazione da
laboratorio per le radio industrie, i radio riparatori ed i service.
Da questo momento in poi, la
UNAOHM si afferma sul mercato nazionale e sui mercati esteri diventando così una
delle più prestigiose aziende europee.
Nel 1956, quando le prime
trasmissioni TV raggiunsero tutto il territorio nazionale, l’ azienda milanese
realizza il “misuratore di campo”, strumento per gli installatori di impianti di
ricezione TV. Per la prima volta in assoluto il tecnico installatore aveva a
disposizione uno strumento che offriva la possibilità di analizzare lo spettro
delle frequenze, misurare l’intensità delle portanti ed anche vedere le immagini
televisive per valutarne la qualità.
Negli anni a seguire l’azienda
amplia la propria attività sviluppando strumenti e sistemi didattici per gli
istituti tecnici di elettronica e telecomunicazioni, diventando protagonista
anche in queste realtà scolastiche.
Attivamente impegnata a
consolidare il presente ed a stare al passo con il futuro, la UNAOHM cresce
ininterrottamente nel settore delle telecomunicazioni realizzando una vasta
gamma di misuratori di campo acquisendo cosi una sempre più solida reputazione
di prestigio, qualità ed affidabilità sia in campo nazionale che
internazionale.
Sempre in sintonia con la propria
politica di giocare un ruolo qualitativo di primo piano, oggi l’azienda produce
una gamma completa di misuratori di campo al passo delle tecnologie digitali con
lo scopo di fornire ai tecnici installatori gli strumenti più idonei alle loro
esigenze.
L’azienda, inoltre, pone specifica
attenzione al servizio pre e post vendita, sia sul territorio nazionale che nei
paesi esteri, utilizzando i più moderni mezzi di comunicazione ed organizzando
al meglio i centri di assistenza allo scopo di fornire a tutta la clientela un
servizio globale sempre efficiente.
VOXON
VOXSON-FARET, (Fabbrica Apparecchi Radio e
Televisione), Tor Cervara
street 286 Ookson
Voxson
חברת ווקסון האיטלקית הוקמה בשנות הארבעים. Ookson la società italiana è stata fondata nel quarantina. תחילה עסקה החברה ביצור מקלטי רדיו והתפרסמה במיוחד באיטליה בזכות הרדיו טרנזיסטור המיטלטל האיטלקי הראשון מדגם דינגי, שהיה פופולרי מאוד באמצע שנות החמישים. Inizialmente la società trattate con i rifugi per creare una radio pubblicato in Italia, soprattutto grazie alle radio a transistor italiano Hmitltl Ding primo campione, che era molto popolare a metà anni Cinquanta. עם תחילת שדורי הטלוויזיה באיטליה (בתחילת שנות החמישים: סקירה כאן ) שינתה החברה את שמה ל VOXSON FARET - Fabbrica Apparecchi Radio e Televisione והחלה החברה ביצור מקלטי טלוויזיה. Inizio con le palle di televisione in Italia (primi anni Cinquanta: una recensione qui) La società ha cambiato il suo nome a VOXSON FARET - Fabbrica Apparecchi Radio e Televisione e rifugi per creare una società di TV. בתחילת שנות השמונים , עם התחלת יבוא מסיבי מהמיזרח הרחוק הופסק היצור כליל. All'inizio degli anni ottanta, con massicce importazioni iniziato molto Mhmizrh completamente interrotto la produzione. בשנות התשעים חודשה הפעילות כחברת מסחר, המייבאת מוצרים מוגמרים בתחום האלקטרוניקה הבידורית הביתית מהמיזרח הרחוק. Nel corso del mese anni Novanta come un'attività commerciale, Hmiibat Mogmrim prodotti di home entertainment Mhmizrh elettronica di misura. המוצרים משווקים בשם ווקסון גם במדינות שונות באירופה. Prodotti commercializzati Ookson anche chiamato in vari paesi in Europa. (dall’ebraico)
חברת ווקסון האיטלקית הוקמה בשנות הארבעים. Ookson la società italiana è stata fondata nel quarantina. תחילה עסקה החברה ביצור מקלטי רדיו והתפרסמה במיוחד באיטליה בזכות הרדיו טרנזיסטור המיטלטל האיטלקי הראשון מדגם דינגי, שהיה פופולרי מאוד באמצע שנות החמישים. Inizialmente la società trattate con i rifugi per creare una radio pubblicato in Italia, soprattutto grazie alle radio a transistor italiano Hmitltl Ding primo campione, che era molto popolare a metà anni Cinquanta. עם תחילת שדורי הטלוויזיה באיטליה (בתחילת שנות החמישים: סקירה כאן ) שינתה החברה את שמה ל VOXSON FARET - Fabbrica Apparecchi Radio e Televisione והחלה החברה ביצור מקלטי טלוויזיה. Inizio con le palle di televisione in Italia (primi anni Cinquanta: una recensione qui) La società ha cambiato il suo nome a VOXSON FARET - Fabbrica Apparecchi Radio e Televisione e rifugi per creare una società di TV. בתחילת שנות השמונים , עם התחלת יבוא מסיבי מהמיזרח הרחוק הופסק היצור כליל. All'inizio degli anni ottanta, con massicce importazioni iniziato molto Mhmizrh completamente interrotto la produzione. בשנות התשעים חודשה הפעילות כחברת מסחר, המייבאת מוצרים מוגמרים בתחום האלקטרוניקה הבידורית הביתית מהמיזרח הרחוק. Nel corso del mese anni Novanta come un'attività commerciale, Hmiibat Mogmrim prodotti di home entertainment Mhmizrh elettronica di misura. המוצרים משווקים בשם ווקסון גם במדינות שונות באירופה. Prodotti commercializzati Ookson anche chiamato in vari paesi in Europa. (dall’ebraico)
decennale Voxon Faret trasferita a Firenze? 1952 Dinghy,1954 Startelet tascabile la prima
nel mondo con valvole subminiatura, 1957 televisore primo con cinescopio corto
110 gradi, 1959 Vanguard autoradio con antenna nello specchietto. Ing Piccinin
presidente
1987
Voxon Nel momento del suo massimo splendore ha raggiunto i
2400 dipendenti ed era diventata una delle maggiori industrie italiane nel
settore audio-video. Adesso è in amministrazione straordinaria e i 1350
dipendenti rimasti sono in cassa integrazione. La Voxon non è mai stata accolta
nella Rel, anche se il 13 febbraio 1986 il Cipi ne ha approvato il salvataggio,
accettando il progetto della costituzione della Nuova Voxon con un azionista
americano (Toreson Industries Italia) e la Rel impegnati con quote
rispettivamente del 51 e del 49%. La Rel si impegnava a concedere finanziamenti
per 25 miliardi di lire. Attraverso la Nuova Voxon la Toreson intendeva produrre
monitor e terminali per il mercato europeo. Senonché la delibera governativa,
pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 14 marzo 1986, non è stata mai
applicata. In questa maniera tutti i dipendenti della Voxon sembrano destinati a
finire in un' azienda Gepi. Questi due problemi saranno naturalmente al centro
del vertice BattagliaLupo
1987
ROMA Se fosse stata attuata la deliberazione del Cipi
riguardante la costituzione della società Nuova Voxon fin dal febbraio ' 86
sarebbe stato possibile dare lavoro a 300 persone nel settore dell' alta
tecnologia. E' questa la sconcertante costatazione che risulta dall' azione
condotta dai legali della Toreson industries Italia,la società Usa che è entrata
nel capitale della Voxon, per indurre la Rel, che doveva partecipare alla
società, ad attuare quanto fino ad ora è stato considerato atto dovuto e cioè il
soddisfacimento di un disposto Cipi, comitato interministeriale che agisce
collegialmente in base ai piani presentati dai ministri, nel caso specifico dal
ministero dell' Industria. Cesare Orlandini, amministratore della Toreson,
ritiene che quanto avvenuto sia conseguenza della vicenda Nuova Autovox e degli
argomenti che tale azienda ha saputo trovare tanto da farsi prima dichiarare
polo nazionale dell' autoradio (inducendo un grave ritardo nella presentazione
dei piani Nuova Voxon che dovettero essere modificati). Poi a disastro economico
e sociale avvenuto e a mercato dell' autoradio perduto per l' Italia, si tenta
ancora di mettere in piedi cordate di salvataggio con la mira di ottenere altro
denaro pubblico finalizzato più che al salvataggio del poco che resta, a non far
emergere responsabilità. Sul versante Voxson da parte sindacale si apprende che
è in corso il licenziamento di 1.300 persone che dovranno essere riassorbite da
una società costituita dalla Gepi.
Quindi la Rel ha impegnato più di 400 miliardi per veder
soccombere la Voxson mentre per rimanere nell' area romana l' altra importante
azienda esistente, l' Autovox, è stata portata ad un secondo insuccesso causato
da un' improvvida gestione. - nostro servizio
rapito!
Da molte indagini sui sequestri degli anni Settanta - l'
epoca d' oro dei rapimenti - emerse una connivenza tra la malavita romana e
quella marsigliese. Un connubio che operò nel ' 75 nei rapimenti del presidente
della Voxon Amedeo Maria Ortolani e del figlio del "re del caffè" Alfredo
Danesi.
ROMA
Se fosse stata attuata la deliberazione del Cipi riguardante la costituzione
della società Nuova Voxon fin dal febbraio ' 86 sarebbe stato possibile dare
lavoro a 300 persone nel settore dell' alta tecnologia. E' questa la
sconcertante costatazione che risulta dall' azione condotta dai legali della
Toreson industries Italia,la società Usa che è entrata nel capitale della Voxon,
per indurre la Rel, che doveva partecipare alla società, ad attuare quanto fino
ad ora è stato considerato atto dovuto e cioè il soddisfacimento di un disposto
Cipi, comitato interministeriale che agisce collegialmente in base ai piani
presentati dai ministri, nel caso specifico dal ministero dell' Industria.
Cesare Orlandini, amministratore della Toreson, ritiene che quanto avvenuto sia
conseguenza della vicenda Nuova Autovox e degli argomenti che tale azienda ha
saputo trovare tanto da farsi prima dichiarare polo nazionale dell' autoradio
(inducendo un grave ritardo nella presentazione dei piani Nuova Voxon che
dovettero essere modificati). Poi a disastro economico e sociale avvenuto e a
mercato dell' autoradio perduto per l' Italia, si tenta ancora di mettere in
piedi cordate di salvataggio con la mira di ottenere altro denaro pubblico
finalizzato più che al salvataggio del poco che resta, a non far emergere
responsabilità. Sul versante Voxson da parte sindacale si apprende che è in
corso il licenziamento di 1.300 persone che dovranno essere riassorbite da una
società costituita dalla Gepi. Ciò dopo l' insuccesso dell' iniziativa Itt-Rel
per la costituzione della Vidital, società che fabbricando videoregistratori
avrebbe dovuto assorbire ben 700 addetti della Voxson e che invece stenta dopo
tre anni di attività a dar lavoro a qualche decina di persone. Quindi la Rel ha
impegnato più di 400 miliardi per veder soccombere la Voxson mentre per rimanere
nell' area romana l' altra importante azienda esistente, l' Autovox, è stata
portata ad un secondo insuccesso causato da un' improvvida gestione. -
nostro servizio
WATT
metà 60
Nella seconda metà degli anni ’60 prosegue lo sviluppo dei cambiamenti avvenuti
nella prima. Ormai l’interesse del pubblico è nella televisione, ma non a spese
della radio che sta vedendo un nuovo periodo, sfruttando anche il minor costo
delle tecniche di produzione di massa introdotte nella TV. Gli apparecchi
divengono alla portata di tutte le tasche anche se la radio soprammobile non
troneggia più in cucina per riunire la famiglia, sostituita dalla TV che spesso
si vede durante il pasto serale, salvo la sua introduzione nel salotto “buono”
fino ad allora vietato ai ragazzi ed usato solo per le feste od ospiti
occasionali. Non ci sono più nemmeno le grosse radio Grundig dal suono 3D, ne i
costosi radiogrammofoni di produzione tedesca della seconda metà degli anni
‘50.
La radio domestica è divenuta un sintonizzatore da applicare
ad un impianto audio, talvolta Hi Fi. La stereofonia in FM ancora non c’è, è
apparsa la filodiffusione le cui speranze iniziali si affievoliranno nel tempo.
In compenso si sono introdotti tanti apparecchi portatili, i primi a transistor,
ed è il boom delle autoradio, dovuto allo sviluppo delle auto, dei mangiadischi
dapprima e delle musicassette poco dopo. Frequenti anche le fonovaligie munite o
no di radio.Nel 67 si vedono i primi apparecchi utilizzanti i circuiti
integrati.
In compenso la produzione di tubi elettronici è ancora alla
stessa portata dei semiconduttori.
Purtroppo o la forte concorrenza orientale o la mancata
organizzazione produttiva dei fabbricanti italiani, dispersi in tante piccole
ditte provoca la cessazione di tanti produttori. Gli annunci pubblicitari di
ditte o rappresentanti di radio che erano oltre 100 negli anni ’20, ed erano
passate ad una settantina nel 1952 (tutti nomi nuovi), passano a poco più di
venti nel 1966.
In compenso gli anni ‘60 segnano l’introduzione massiccia
degli elettrodomestici nelle case e sorgono importanti industrie. A Firenze
ancora nei tardi anni ’50 la famiglia media aveva ancora la “moscaiola” invece
del frigorifero ed il burro veniva conservato in una ciotola d’acqua. A quel
tempo modeste famiglie milanesi avevano in mezzo ad un arredamento spesso
misero, televisore, frigorifero ed addirittura la lavatrice.
anni 70
Cosa cambia all’inizio del 1970? la minigonna che appare ora
sulle reclames, ancora goffamente portata, ma in netto contrasto con gli abiti
monacali degli anni precedenti.
Il 70 e 71 sono anni di crisi. Il governo stenta a decidere
sull’introduzione della TV a colori, bloccando la produzione del bianco e nero e
prepara l’introduzione del nuovo regime fiscale con l’IVA. Questa è rimandata al
1973 mentre la TV a colori appare per le olimpiadi del 1972.
Varie società si accorpano, si uniscono a società estere ma
le cose non funzionano. Appare la Gepi
Eterphon 1952
da Radiofonia
1928 1928
1928 1928
1928 1927
1927 1927
1925 1925
1926 1925 1926
U Tatò
torneo di apparecchi 1926. Etofono V a 4 valvole della Burnept. Non riceve altre stazioni quando la locale di Roma è attiva.
1928 1924
1925 1924
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1925 1925 1925
Ericsson Fatme
torneo di apparecchi 1926. Fatme 4 valvole consente l'introduzione di una speciale bobina per aumentare la selettività, ma la locale non si elimina. Buona costruzione, ricezione soddisfacente con bobina aggiuntiva.
1928 1929
1925 1925
1925 1925
1928 1924
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1925 1926
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1925 1928
1924 1925
1925 1925
Lorenz
torneo di apparecchi 1926, apparecchio a 4 valvole, ritenuto pochissimo selettivo
1926 1924
1925 1925
1925 1927
1925 1924
1924 1925
1925 1925
1924 1925
1928 1925
1925 1929
MARCONI
Torneo di apparecchi 1926 Il Marconi Extra III non è stato idoneo al concorso.
1925 1926
1925 1925
1928 1928
1927 1927
1929
1928 1926
1926 1926
1926 1924
1925 1925
1925 1926
1927 1927
1928 1928
1928 1928
1927 1929
1925 perego
1925 perego 1925 perego
1928 1925
1928 1928
1924 1926
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1928 1925
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1925 1925
1924 1925
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1927 1927
1927 1927
1928 foto errata! 1928
1927 1926
1928 1928
1928 1925
1928 1927
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1928 1929
1924 1925
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